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Emanuele Poli & Mattia Zoli: Jeroboam 300

Emanuele Poli & Mattia Zoli: Jeroboam 300
Oggi ho voglia di condividere con voi un altra bella avventura, JEROBOAM 300.
Un esperienza che lascia il segno, un mix di emozioni, sogni realizzati, bei paesaggi ma soprattutto di amicizia.
Primavera 2019, il mio caro amico Mattia Zoli, mi confessa l intenzione di rilevare il negozio di biciclette e quindi di mettersi in gioco come solo lui sa fare.
Consapevole che la strada che ha deciso di intraprendere sarà in salita (ma si sa, ai ciclisti piace percorrere salite) mi pone il suo desiderio prima di aprire l attività, di partecipare alla Jeroboam 300 e mi chiede se ho voglia di farla assieme a lui, “premetto che non sapevo cosa fosse “ e senza pensarci troppo, mi sono fidato ed ho accettato e subito ci siamo immedesimati nell'avventura.
Per l occasione , entrambi ci siamo fatti preparare 2 bei telai Supernova customizzati dal grande Riccardo, una bomba .
In poco tempo Mattia ed io abbiamo trovato l assetto giusto per il bikepacking della bici ,poche borse ma essenziali, tra tutte la più importante per me è stata la sacca al manubrio per i cecini (frutta secca ) caldamente consigliata dal veterano delle randonèe mister Pirazzoli detto Fagia, una spizzicata ogni 30 minuti diceva e il carburante nel serbatoio resta sempre a regime (per fortuna che gli ho dato retta).
Iniziamo nell'estate una breve ma intensa preparazione in vista del 21 settembre, più che altro per abituare il sottosella e mettere a punto la bici , dato che io continuavo a percorrere km con una doppia corona da strada 53x 39 e 2 gommine del 40, su e giù per Riolo si andava che si volava. Nel frattempo Mattia pensa a tutto, coinvolgendo il grande Fabio, assieme mettono a punto un abbigliamento ad hoc per l'evento, materiali di alta qualità e toppe sotto al culo comode come stare sulla Tomana (divano).
Carichi come non mai il giovedì (la pre vigilia della partenza ),ci mangiamo una pizza da me e prepariamo l attrezzatura ,poca ma essenziale, tutto l occorrente per le riparazioni erano a carico di Mattia , io penso alla logistica e al viaggio in auto per arrivare a Ebrusco .
Nella framebag io metto solo guanti, manicotti, gambali, scaldacollo, antipioggia, antivento e cibo, tanto cibo.
Siamo pronti ,È il venerdì la viglia della partenza , verso sera vado in negozio da Mattia a caricare le bici tirate a puntino dal grande meccanico, prepariamo le borse e partiamo.
Una settima prima mi aveva fatto una trappolaccia montandomi una monocorona, in abbinata ad un pacco pignoni bello generoso e 2 copertoni tubeless da mtb con Musse annesse, giustificandosi dicendo che cosi non eravamo sufficientemente ignoranti per il percorso ........ aveva ragione.
Eravamo perfetti, arriviamo a Ebrusco attorno alle 21:30, solo 2 orette di macchina da casa. Al ritrovo di partenza il parco era pieno di tende e biciclette pronte a macinare km, ad attenderci alla sede degli alpini un bel piatto di stufato di fagioli, vino rosso ciambella e vecchi amici ritrovati, un atmosfera perfetta prima di andare a letto.
Poco dopo troviamo un angolino libero nel parco dove montar la tenda, stendiamo i sacchi a Pelo e in un attimo andiamo a dormire.
La nottata per me è stata piacevole, ho dormito sereno per quel poco che ho potuto, ma allo stesso tempo ero carico ed entusiasta e non vedevo l ora di partire.
Entrambi ci svegliamo prima della sveglia che era puntata alle  , la pioggia......
Ci guardiamo negli occhi, cazzo piove ! Apriamo la tenda per sbirciare e mannaggia ci accorgiamo che era in realtà l'irrigazione automatica del parco che era partita e la nostra tenda era proprio sopra un ugello, ci guardiamo di nuovo e ci scappa una risata e un respiro di sollievo. Non chiudemmo più occhio fino a mattina.
I nostri vicini di tenda più mattinieri ,già erano in piedi dalle 4 30 , cosi li copiamo, ci alziamo e chiudiamo la tenda.
L'aria era bella frizzante , ma l adrenalina ci teneva belli caldi dentro e un piacevole odore di brioche appena sfornate ci invita ad avvicinarci poco fuori dalla sede degli alpini e con gran sorpresa, l organizzazione ci accoglie con una strepitosa colazione e con un caffè caldo in mano ci scambiamo due parole con alcuni rider, prima della partenza .
Sono le 6 30 è il momento, si parte! Con grande entusiasmo allegria e curiosità seguiamo il gruppo compatto, sempre però con un occhio sulla traccia e difatti i primi a sbagliare strada non mancano.
La giornata è stupenda, l aria è limpida si pedala benissimo e i primi km sono attraverso i vigneti del Franciacorta , la gambe girano leggere quasi non sentirle , forse troppo, Mattia mi conosce e mi ripete” Ema cala , è lunga, ti ricordo che dobbiamo fare 300km con 7500mt dsl e sappi che quando pensi di andare piano, vuol dire che stai già andando troppo forte" le prime ore me lo ripetevo sempre in testa e per fortuna che l ho ascoltato......
Iniziano le prime salite e che salite , le prime 6 ore abbiamo fatto poco più di 50km e più di 2000mt dsl e dentro la mia testa sapevo che quella famigerata ascesa di 45 km che ci avrebbe portato ad una quota di 1600mt slm, doveva ancora arrivare, ma il panorama mozzafiato, il sole il sostegno e lo scherzare con Mattia, ci fa dimenticare la salita.
Si magia, tanto e spesso e non è difficile tenere questo ritmo, perché sono lo stomaco e le gambe a chiederlo, non mancano le soste bar con una coca bella fresca e un panino, intanto il lago d Iseo ce lo siamo lasciati alle spalle.
Siamo nel mezzo di quella famigerata salita che tanto faceva parlare, l ascesa più lunga e più dura del giro, anche se poi scoprimmo che in realtà c era di peggio ad attenderci.
La salita è costante abbastanza ripida e piena di massi enormi , tanto enormi da dover scendere spesso dalla bici, ma soprattutto infinita, tanto infinita da farci arrivare la prima crisi, la peggio in quel momento l ha avuta Mattia, così che divenni il suo sostenitore N1, perché è proprio qui che viene fuori la forza che per un attimo si credeva di aver perduto.
Finalmente vediamo un edificio in lontananza, sembrava la cima, il rifugio che ci aspettava e già ci immaginavamo la scofanata di cibo che ci saremmo fatti.
L'entusiamo si spegne subito , poiché l edificio in lontananza era una stalla vuota, senza neanche una vacca da poter fotografare . Riprendiamo fiato ma non ci perdiamo d animo e ripartiamo, accompagnati da un paesaggio lunare e un colore degno da tramonto d'oro, arriviamo finalmente al passo 3 croci e con un sentiero in quota, raggiungiamo in breve la civiltà e al rifugio nessuno ci può togliere un buon panino e una sedia comoda.
In un attimo è già tardo pomeriggio, ma le giornate di fine settembre ancora ci regalano qualche momento di luce e dopo mezzora di pausa, ripartiamo per una lunga discesa che ci porta al lago di Idro dove sappiamo di trovare il secondo check Point.
Dopo aver dato un morso ad un panino con un boccale di birra al punto di controllo, si riparte al tramonto ..... ci aspetterà una lunga notte di salita, che scopriremo poi essere ancora più dura della prima famigerata.
È notte, tarda notte, non si sa di preciso qual è l'ora, abbiamo perso la cognizione del tempo, ci sembra di essere in quel bosco da 2 giorni e qui arriva la seconda grossa crisi, stavolta di entrambi e siamo soli, quindi ci siamo trovati ad essere 2 uomini in crisi a farsi forza a vicenda e qui viene fuori l importanza di avere il compagno giusto in queste avventure e insieme, abbiamo trovato il ritmo giusto per andare avanti.
In mezzo al bosco è anche buio, molto buio , la luna non c e e le nostre pile sulla bici e sulla fronte , quasi sembrano non riuscire a tagliare l'oscurità, l unica cosa che si vede sono occhi accesi dappertutto e movimenti furtivi alle spalle, quel piccolo brivido ci aiuta a pedalare più forte e ci permette finalmente di arrivare al terzo check Point, rifugio degli alpini passo nota .
É l'1:35 di mattina e ad attenderci 3 alpini con il cappello e la penna in testa, un fuoco acceso e un tavolo imbandito di cibo, non esitiamo un momento ad approfittare di quel accoglienza che in un attimo siamo già entrambi seduti senza scarpe davanti al fuoco. Abbastanza provati ,dopo dieci minuti riusciamo a riprendere la coscienza e un piatto di pasta e una grappa non ce lo leva nessuno.
Ci offrono ospitalità per la notte , ma noi determinati senza troppi se e ma, decidiamo di proseguire senza pause , ci sentiamo rigenerati , la gambe affaticate girano ancora bene e aiutati da una bella discesa in un attimo siamo sul lago di Garda.
Sono quasi le 3 di mattina , siamo a circa 170 km percorsi e più di 6000mt dsl fatti, in teoria il peggio è andato, ora è come che fosse la passerella dei campi Elisi.
E invece no , un altra insidia silenziosa mi viene a trovare , stavolta tocca a me , già da un pò non ero più lucidissimo ,era (PIRONE)il sonno , gli occhi erano aperti ma il cervello spento, pedalavo e non me ne rendevo conto , forse ondeggiavo un pò, tanto che Mattia se ne accorge e decidiamo di fermarci al bar ,per fortuna era aperto.
Una coca e un caffè mi rimettono immediatamente in sesto, e via una botta di vita ci porta verso Salò, anche se mi accorgerò che è stato come buttare benzina sul fuoco, è durato giusto un attimo, giusto per realizzare che mi ero di nuovo addormentato, ma stavolta il risveglio è stato più brusco e cado in terra sopra un masso, un Lopez boia alla gamba e il disco piegato.
Mattia lucido come non mai, verificato che non mi ero fatto niente di che, con le sue mani da fata raddrizza il disco e via in sella si riparte , stavolta decidiamo di fermarci a riposare.
Per strada troviamo un portico, decidiamo di stare un po li, io ero stato in grado di dormire in bici, quindi sarebbe andata benissimo anche una panchina, ci accontentiamo di molto meno, un muretto di marmo , che a 7 gradi non doveva essere tra i letti più comodi, e neanche il tempo che Mattia mi chiedeva quanto volevamo restare che già io dormivo beato.
Non so quanto tempo sia passato da quando Mattia mi ha svegliato , penso 20 minuti, ma a me sembrava di aver dormito un giorno, RINATO.
Carico come una molla, rimontiamo in sella e ripartiamo a Cruise control attivo.
Mattia sostiene che per un po di chilometri mi ero messo davanti a testa bassa a più dei 30 orari, non ricordo, forse non mi sono preso un coppone perché non ne avevamo le forze.
Anche qui è stato un fuoco di paglia dopo un ora alla Filippo Ganna, le batterie di entrambi si scaricano e torniamo in riserva e dopo un po di su e giù i metri diventano sempre più lunghi , mancavano circa 40 km e 500mt dsl.
Era ancora buio , ma la notte stava lasciando spazio al giorno, decidiamo quindi di fare ultima sosta e fare una bella colazione, mi sembra di ricordare circa un 3/4 cornetti a testa, una tazza di caffè e via di nuovo per lo sprint finale , la luce avanza e l alba è all orizzonte , Brescia è passata. Pochi km e la JEROBOAM è nostra.
Per me gli ultimi km sono stati un mix di tante emozioni: imprecazioni sulla fatica fatta (promettevo a me stesso di segare la bici) alternato a momenti di euforia, gioia e infine alla vista del cartello Ebrusco anche di lacrime, per esser riuscito a terminare una sfida senza vincitori ne vinti, che grazie ad un esperienza di amicizia vera, mai avrei pensato di terminare.
Grazie e viva l'amicizia e l'avventura!
P.S.: il giorno dopo l'arrivo, già mi chiedevo a quando sarebbe stata la prossima randonèe, non vedevo l'ora di ripeterla..
Autore: Emanuele Poli

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