Vai al contenuto principale

Vincere le proprie sfide: La salita invisibile

Vincere le proprie sfide: La salita invisibile

I muri fisici e mentali si intrecciano, rivelando che le vere sfide vanno oltre il percorso e toccano la determinazione interiore.

Alba di inizio maggio a Girona. Il sole bruciava via la nebbia nel cielo, aprendo il sipario su una giornata primaverile, finalmente. La pioggia dei giorni precedenti aveva trasformato la polvere rossa della Costa Brava spagnola in viscidi letti di fiume. Non era così che avevo immaginato l'inizio di questa nuova avventura.

Con le mani appoggiate sul manubrio, ascoltavo le vibrazioni del terreno, il viso coperto e lo sguardo fisso sul timer posto sopra l’arco di partenza. Sapevo che avrei rivisto quell'insegna a notte fonda, dopo 340 km di un'intima danza con la mia bicicletta.

Solo poche settimane prima, avevo deciso di iscrivermi a The Traka, un rinomato evento gravel con partenza e arrivo a Girona. Non ero preparato per una sfida del genere, tuttavia, il desiderio di mettermi alla prova aveva trionfato su ogni timore.

Dopo giorni dedicati ad allenamenti e preparativi meticolosi, eccoci qui, pronti ad agganciare il pedale e a tuffarci in un'altra straordinaria esperienza. Che sarebbe stata straordinaria, lo sapevo già dalla partenza, forse l'unica certezza che avevo. I minuti che precedono il via sembrano dilatarsi, trasportandoci in una dimensione parallela, mentre la mente riavvolge il nastro, ricordando ogni sudato sforzo che ci aveva condotto fino a quel momento.

Start, reset. Mi concentro unicamente sul momento, pedalata dopo pedalata. Il respiro diventa più affannoso e il calore della fatica scioglie il corpo irrigidito dall’aria gelida del mattino. I muri erano ovunque, strade ripide e sconnesse, discese scivolose e interminabili salite. Il tempo scorre, i minuti diventano ore. Superata l’euforia iniziale, l’entusiasmo viene presto sopraffatto dalla fatica. I muscoli urlavano di dolore, ma non potevo arrendermi. Sapevo che oltre quel muro c'era la discesa: in fondo, la mia salita era iniziata settimane prima, con i sacrifici e gli sforzi fatti per arrivare fin qui, sarebbero mancate solo poche ore al mio traguardo.
La mente era un campo di battaglia, dove i dubbi e le paure si scontravano con la determinazione e la forza di volontà. Dovevo farcela, per coronare l’impegno di settimane passate a rincorrere il tempo. Dovevo farcela per chi mi aveva spronato e incoraggiato a vincere la fatica, per chi mi stava sempre vicino, anche quando innervosito dalle aspettative.

 

 

Un miraggio all’orizzonte: “10km to finish”! Le speranze diventano realtà, ascolto il mio respiro e distendo i nervi, solo un’altra manciata di pedalate. Eccolo il Timer, rivisto come promesso dopo 340 km in sella alla mia bicicletta. La salita invisibile era stata vinta, e con essa la consapevolezza che non c'è muro che non si possa superare con la giusta determinazione.

 

 

testo: Fabio Conti

Foto: Andrea Pialorsi @andrea_pialo

Continua a leggere

Viaggiare in bici: la valigia dell'esistenza

Viaggiare in bici: la valigia dell'esistenza

Il linguaggio della Terra

Il linguaggio della Terra

Sauvage Squad@ Badlands 2024

Sauvage Squad@ Badlands 2024